La critica di Ernesto Cappelletto in occasione del mio primo catalogo “Nuovo inizio” della collezione Underwater city nel 2011.

Molti ebbero a scrivere sulle città in genere e sono autori di peso come Calvino o Levinas ma grazie a queste foto di Marco Rizzo ho ritrovato la leggerezza del Nuovo Inizio. Sì, finalmente Venezia è sprofondata come volevano i futuristi ma ciò nonostante essa emana un grande fascino.

L’acqua conserva la sua memoria come dentro un grande acquario, dove i settecenteschi capricci si ripetono dal vivo e sculturalmente.

Le immagini trasognate e cinerine di Rizzo ci riportano alle acque profonde della caverna archetipo di Géza Roheim, o al liquido amniotico di materna memoria e da qui discende il loro fascino. Il tema c’è, l’esperienza pure, e i sogni investono tutta questa bellissima produzione; un sogno che si avvererà e reca già oggi il germe del futuro.

Pur tuttavia mi ricordo un film di Marco Rizzo “Sapore”, che faceva passare il tempo attraverso la velocità del cambiamento delle nuvole e quindi del cielo.

Un cielo, probabilmente, molto vicino ai nostri cieli veneti molto mossi e veloci con nuvole cangianti.

Allora sono uscito. Era qualche giorno fa. Mi sono disteso sull’erba a pancia in su, ancorato a terra sulla schiena, e ho guardato le nuvole passare sopra la mia testa ed avevo l’impressione di essere sul fondo di un grande acquario dove il cielo era il limite dell’acqua e l’umanità tutta si muoveva lentamente all’interno di questo grande acquario immaginario.

Insomma credevo, come nel film “Sogni” di Akira Kurosawa, di essere dentro al grande film della natura e di essermi riappacificato con essa grazie a queste foto di Marco Rizzo.

Ernesto Cappelletto

Visita la collezione: UNDERWATER CITY