La critica di Gianni Nappa del 2013 alle opere di Marco Rizzo in occasione della mostra Inner Vision alla galleria BackLightStudio Contemporanea di Napoli. Coinvolti 3 artisti emergenti italiani. Marco Rizzo, Francesca Parità e Vitriol13.

La sospensione lieve che il feto ha nel liquido che lo foraggia, protegge e offre vita, si pone come metafora della memoria che Rizzo rielabora per dar vita, un nuovo inizio che come archetipo della leggenda, si offre alle sirene di una bellezza dinamica, che solo nel mare globale non uccidono gli osservatori come novelli Ulisse alla ricerca della casa perduta.

Opere e quindi rilettura, reinterpretazione, sogno, pensiero che dalla bellezza di una città  formata da bellezze, riconverte alla dinamica della scoperta nuova, di un’altra dimensione che avvolge in universo tutte le creature che nella stessa sintesi vitale offrono la loro partecipazione al divenire.

Marco Rizzo si pone come artista nel perenne gioco della rappresentazione, dell’ipotesi nuova in continuo movimento, con la sua anima, che interpreta in scatti.

Amore, parte di, sentimento di cittadino con la città sulla pelle, che bisogna carezzare con il sentire creativo, con quell’esigenza di rinnovare per rinnovarsi. Un Nuovo Inizio, che apre le porte a dei tesori nascosti. Ma in fondo, siamo noi che guardiamo la città  o piuttosto la città  che permea e ci offre il suo seno.

E’ un gioco dove l’acqua diventa la visione e la città il desiderio – l’uomo è stato l’artefice di tutto come è possibile che cerchi di distruggere la sua opera? Domani nel perdersi del tempo qualcuno ritroverà una di queste foto e troverà un Nuovo Inizio per la ricerca.

Gianni Nappa